La maggior parte dei riferimenti alle città di Magna Grecia nell’opera aristotelica proviene dalla Politica e dalle politeiai. Le poleis occidentali costituiscono dunque un repertorio significativo al quale Aristotele e la sua scuola attinsero all’interno di quel grande laboratorio sulla città che ha contribuito in modo radicale alla formazione dell’immagine della polis greca già a partire dall’antichità. Inevitabilmente, ne emerge un ritratto delle città occidentali fortemente incentrato sugli aspetti politico-istituzionali, e non vi è spazio per notazioni o riflessioni di tipo urbanistico o anche geografico, pur essenziali nella rappresentazione di alcune delle città menzionate (ad es. Turi). Quali elementi costitutivi della polis aristotelica sono esemplificati dalle città di Magna Grecia? E ancora, quali città italiote sono selezionate e per quale motivo? Si vorrebbe suggerire una risposta a queste domande tenendo conto di due prospettive spesso complementari nell’analisi delle occorrenze aristoteliche: da una parte la trattazione di fatti storici vicini cronologicamente all’autore (o alla sua scuola) o meglio noti e, al contempo, dall’altra l’uso di episodi legati alla memoria e all’immaginario mitico delle città, a questo scopo impiegando come casi di studio anche poleis non più esistenti. È non privo di interesse il fatto che Aristotele ponga sullo stesso piano storico-politico entrambe le categorie. Ne sintetizziamo qui alcuni esempi. Taranto costituisce un modello ‘classico’ di città ancora al centro della storia politica magnogreca nel IV secolo a.C. Della polis Aristotele e la sua scuola rimandano un’immagine articolata dal punto di vista istituzionale, includendo dati significativi sulla sua fondazione (attraverso l’epitome delle politeiai aristoteliche di Eraclide Lembo, 57 e in Pol. V 1306b 29-31); sulla monetazione (in un frammento della politeia dedicata alla città, 590 Rose, 607 Gigon, ap. Poll., Onom., IX 79-82 Bethe); sulla democrazia tarantina e sul suo funzionamento in due diverse fasi cronologiche, negli anni successivi alla seconda guerra persiana e dopo il governo di Archita (rispettivamente Pol. V 1303a 3-6 e VI 1320b 9-14); sulle vicende storiche legate ai suoi rapporti con Alessandro il Molosso (nel noto frammento dei Dikaiomata 614 Rose, 407,1 Gigon). Come si può facilmente immaginare, della città di Sibari restano invece solo dati che derivano dalla memoria della polis, una memoria che però fa ormai parte della conoscenza collettiva: oltre a un accenno rapido alla sua fondazione (Sibari è annoverata tra le città in cui il popolamento misto ha dato origine a staseis in Pol. V 1303a 28), Aristotele fa accenno anche alla sua distruzione in termini che lasciano intendere che il suo pubblico conosceva la sorte della città achea. L’accenno a una vicenda mitistorica, la storiella paradossografica dei cavalli dei Sibariti durante il lungo conflitto che caratterizzò la storia arcaica di Crotone e Sibari, si inserisce bene nel medesimo immaginario storico (fr. 583 Rose, 600,1 e 2 Gigon, ap. Athen. XII 520d). Un caso a sé è costituito da Metaponto, il cui interesse, accanto a quello per Crotone, appare fortemente legato agli studi aristotelici su Pitagora e il pitagorismo (vd. ad es. il noto frammento 191 Rose, 173-4 Gigon, ap. Aelian. VH II 26 e IV 17). Merita però di essere menzionata una notizia, riferibile probabilmente all’età arcaica, circa l’uccisione di un tiranno a Metaponto (nell’Etica Eudemia, 1229a 23), che costituisce una preziosa testimonanza per la storia istituzionale metapontina, altrimenti poco nota. Lo stato di dipendenza dalla sfera tarantina nel IV secolo a.C. sembra aver favorito la presenza nell’opera aristotelica della città achea in relazione a vicende riguardanti l’età arcaica.

Aristotele e le città della Magna Grecia

ERDAS, DONATELLA
2016

Abstract

La maggior parte dei riferimenti alle città di Magna Grecia nell’opera aristotelica proviene dalla Politica e dalle politeiai. Le poleis occidentali costituiscono dunque un repertorio significativo al quale Aristotele e la sua scuola attinsero all’interno di quel grande laboratorio sulla città che ha contribuito in modo radicale alla formazione dell’immagine della polis greca già a partire dall’antichità. Inevitabilmente, ne emerge un ritratto delle città occidentali fortemente incentrato sugli aspetti politico-istituzionali, e non vi è spazio per notazioni o riflessioni di tipo urbanistico o anche geografico, pur essenziali nella rappresentazione di alcune delle città menzionate (ad es. Turi). Quali elementi costitutivi della polis aristotelica sono esemplificati dalle città di Magna Grecia? E ancora, quali città italiote sono selezionate e per quale motivo? Si vorrebbe suggerire una risposta a queste domande tenendo conto di due prospettive spesso complementari nell’analisi delle occorrenze aristoteliche: da una parte la trattazione di fatti storici vicini cronologicamente all’autore (o alla sua scuola) o meglio noti e, al contempo, dall’altra l’uso di episodi legati alla memoria e all’immaginario mitico delle città, a questo scopo impiegando come casi di studio anche poleis non più esistenti. È non privo di interesse il fatto che Aristotele ponga sullo stesso piano storico-politico entrambe le categorie. Ne sintetizziamo qui alcuni esempi. Taranto costituisce un modello ‘classico’ di città ancora al centro della storia politica magnogreca nel IV secolo a.C. Della polis Aristotele e la sua scuola rimandano un’immagine articolata dal punto di vista istituzionale, includendo dati significativi sulla sua fondazione (attraverso l’epitome delle politeiai aristoteliche di Eraclide Lembo, 57 e in Pol. V 1306b 29-31); sulla monetazione (in un frammento della politeia dedicata alla città, 590 Rose, 607 Gigon, ap. Poll., Onom., IX 79-82 Bethe); sulla democrazia tarantina e sul suo funzionamento in due diverse fasi cronologiche, negli anni successivi alla seconda guerra persiana e dopo il governo di Archita (rispettivamente Pol. V 1303a 3-6 e VI 1320b 9-14); sulle vicende storiche legate ai suoi rapporti con Alessandro il Molosso (nel noto frammento dei Dikaiomata 614 Rose, 407,1 Gigon). Come si può facilmente immaginare, della città di Sibari restano invece solo dati che derivano dalla memoria della polis, una memoria che però fa ormai parte della conoscenza collettiva: oltre a un accenno rapido alla sua fondazione (Sibari è annoverata tra le città in cui il popolamento misto ha dato origine a staseis in Pol. V 1303a 28), Aristotele fa accenno anche alla sua distruzione in termini che lasciano intendere che il suo pubblico conosceva la sorte della città achea. L’accenno a una vicenda mitistorica, la storiella paradossografica dei cavalli dei Sibariti durante il lungo conflitto che caratterizzò la storia arcaica di Crotone e Sibari, si inserisce bene nel medesimo immaginario storico (fr. 583 Rose, 600,1 e 2 Gigon, ap. Athen. XII 520d). Un caso a sé è costituito da Metaponto, il cui interesse, accanto a quello per Crotone, appare fortemente legato agli studi aristotelici su Pitagora e il pitagorismo (vd. ad es. il noto frammento 191 Rose, 173-4 Gigon, ap. Aelian. VH II 26 e IV 17). Merita però di essere menzionata una notizia, riferibile probabilmente all’età arcaica, circa l’uccisione di un tiranno a Metaponto (nell’Etica Eudemia, 1229a 23), che costituisce una preziosa testimonanza per la storia istituzionale metapontina, altrimenti poco nota. Lo stato di dipendenza dalla sfera tarantina nel IV secolo a.C. sembra aver favorito la presenza nell’opera aristotelica della città achea in relazione a vicende riguardanti l’età arcaica.
2016
Poleis e politeiai nella Magna Grecia arcaica e classica
Taranto
26-29 settembre 2013
Poleis e politeiai nella Magna Grecia arcaica e classica. Atti del Cinquantatreesimo Convegno Internazionale di studi sulla Magna Grecia, Taranto
Istituto per la storia e l'archeologia della Magna Grecia
978-88-98066-34-6
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11384/13019
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