Come parla l'informazione pubblica in Italia? Male. Male, s'intende, per i cittadini. Benissimo, invece, per chi ha interesse ad anestetizzarne la coscienza politica, a prevenire il formarsi di una pubblica opinione. Oggi il giornale e il tg parlano una lingua ostentatamente 'vicina alla gente'; il tg variopinto del Duemila è ben diverso dall'esangue notiziario dei primi decenni Rai e il giornale non è più il grigio quotidiano d'una volta. Ma questa immediatezza è, in realtà, la cifra di uno stile che impone la semplificazione populistica anziché l'analisi, la strizzatina d'occhio anziché la spiegazione, l'appello all'emotività anziché al raziocinio. Siamo agli antipodi rispetto all'ideale dell'informazione come quarto potere, sede del dibattito razionale sulla politica, nato con l'Illuminismo. Questo ideale è in crisi dovunque e più che altrove in Italia, paese che, quanto alla formazione di un'opinione pubblica, è da sempre alla retroguardia in Europa. Che è passato repentinamente dall'analfabetismo alla teledipendenza, dal controllo sulle coscienze instaurato dalla Controriforma a quello della rivoluzione consumistica. Capire come parla - e perché parla così - l'informazione pubblica italiana è un esercizio di analisi indispensabile per capire la realtà dell'Italia contemporanea. È anche il primo passo per porre una questione politica cruciale: un'informazione pubblica che parla in questo modo non è un argine efficace per proteggere la democrazia da esperimenti pericolosi, quali quelli che in Italia si stanno oggi conducendo.
Cattive notizie : la retorica senza lumi dei mass media italiani
Loporcaro, Michele
2005
Abstract
Come parla l'informazione pubblica in Italia? Male. Male, s'intende, per i cittadini. Benissimo, invece, per chi ha interesse ad anestetizzarne la coscienza politica, a prevenire il formarsi di una pubblica opinione. Oggi il giornale e il tg parlano una lingua ostentatamente 'vicina alla gente'; il tg variopinto del Duemila è ben diverso dall'esangue notiziario dei primi decenni Rai e il giornale non è più il grigio quotidiano d'una volta. Ma questa immediatezza è, in realtà, la cifra di uno stile che impone la semplificazione populistica anziché l'analisi, la strizzatina d'occhio anziché la spiegazione, l'appello all'emotività anziché al raziocinio. Siamo agli antipodi rispetto all'ideale dell'informazione come quarto potere, sede del dibattito razionale sulla politica, nato con l'Illuminismo. Questo ideale è in crisi dovunque e più che altrove in Italia, paese che, quanto alla formazione di un'opinione pubblica, è da sempre alla retroguardia in Europa. Che è passato repentinamente dall'analfabetismo alla teledipendenza, dal controllo sulle coscienze instaurato dalla Controriforma a quello della rivoluzione consumistica. Capire come parla - e perché parla così - l'informazione pubblica italiana è un esercizio di analisi indispensabile per capire la realtà dell'Italia contemporanea. È anche il primo passo per porre una questione politica cruciale: un'informazione pubblica che parla in questo modo non è un argine efficace per proteggere la democrazia da esperimenti pericolosi, quali quelli che in Italia si stanno oggi conducendo.File | Dimensione | Formato | |
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