La ricerca aveva per obiettivo uno studio della partecipazione democratica a livello locale finalizzato alla individuazione di buone pratiche. Lo studio è stato svolto in Friuli Venezia Giulia. L’impostazione dell’indagine ha richiesto una consistente elaborazione teorica, di cui si rende conto in queste pagine. Accostarsi alla «democrazia locale partecipata» – in particolare allo studio di esperienze acquisibili quali «buone pratiche» – pone in effetti una serie di quesiti preliminari in merito al significato di entrambe le espressioni. La prima chiama in causa i concetti di democrazia, di locale e di partecipazione. Concetti di vastissima portata una cui discussione esauriente esula dagli obiettivi di questo lavoro. Si tratta qui piuttosto di metterli a fuoco in vista di una operazionalizzazione. Non vi è, verosimilmente, un modo univoco di farlo e le scelte compiute al riguardo influenzano inevitabilmente l’indagine empirica. Occorre dunque essere consapevoli della parzialità di ogni approccio ed espliciti circa il modo in cui si procede. Anche l’espressione «buone pratiche» richiede una sia pur breve riflessione. Essa trova oggi ampia diffusione, veicolando l’idea che, nei vari campi dell’azione umana, sia importante andare oltre a formule e regole astratte per identificare nella prassi esperienze «esemplari». Esemplari in quanto da esse si traggono spunti e indicazioni di portata più generale, «soluzioni» applicabili a problematiche affini. Può trattarsi di esperienze largamente informali. Perché si possano identificarne gli aspetti salienti occorre tuttavia che esse abbiano raggiunto un certo livello di stabilità, ossia di istituzionalizzazione
Democrazia locale e deliberazione pubblica : l'empowerment come fattore chiave
Pellizzoni, Luigi
2007
Abstract
La ricerca aveva per obiettivo uno studio della partecipazione democratica a livello locale finalizzato alla individuazione di buone pratiche. Lo studio è stato svolto in Friuli Venezia Giulia. L’impostazione dell’indagine ha richiesto una consistente elaborazione teorica, di cui si rende conto in queste pagine. Accostarsi alla «democrazia locale partecipata» – in particolare allo studio di esperienze acquisibili quali «buone pratiche» – pone in effetti una serie di quesiti preliminari in merito al significato di entrambe le espressioni. La prima chiama in causa i concetti di democrazia, di locale e di partecipazione. Concetti di vastissima portata una cui discussione esauriente esula dagli obiettivi di questo lavoro. Si tratta qui piuttosto di metterli a fuoco in vista di una operazionalizzazione. Non vi è, verosimilmente, un modo univoco di farlo e le scelte compiute al riguardo influenzano inevitabilmente l’indagine empirica. Occorre dunque essere consapevoli della parzialità di ogni approccio ed espliciti circa il modo in cui si procede. Anche l’espressione «buone pratiche» richiede una sia pur breve riflessione. Essa trova oggi ampia diffusione, veicolando l’idea che, nei vari campi dell’azione umana, sia importante andare oltre a formule e regole astratte per identificare nella prassi esperienze «esemplari». Esemplari in quanto da esse si traggono spunti e indicazioni di portata più generale, «soluzioni» applicabili a problematiche affini. Può trattarsi di esperienze largamente informali. Perché si possano identificarne gli aspetti salienti occorre tuttavia che esse abbiano raggiunto un certo livello di stabilità, ossia di istituzionalizzazioneFile | Dimensione | Formato | |
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