La ricezione medievale delle Metamorfosi di Ovidio ha sempre suscitato grande interesse fra gli studiosi Nel Medioevo i miti classici erano oggetto di studio nelle scuole e assunsero un significato morale, pertanto a partire dal XII secolo comparsero numerosi commenti allegorici al poema ovidiano; il primo commento in ordine cronologico è costituito dalle Allegoriae super Ovidii Metamorphosin di Arnolfo d'Orléans, composte intorno al 1175. Deriva da qui la celebre definizione di aetas Ovidiana, coniata da Ludwig Traube in riftrimento ai secoli XII-XIII, posteriori a un'aetas Vergiliana (VIII-IX) e a un'aetas Horatiana (X-XI). Nonostante il progredire degli studi, molti aspetti di tali commenti rimangono ancora oggi problematici o inesplorati. Il mio intervento intende focalizzare l'attenzione sulla presenza, nel commento arnolfiano, di un motivo essenziale dell'esegesi allegorica: la trasformazione, determinata dal peccato, dell'uomo in bestia. Nella Vita Ovidii con cui si apre il suo commento, Arnolfo cita l'episodio di Io tramutata in giovenca (cfr. Ov. Met. I 568-750) come esempio di metamorfosi provocata dai vizi; alla scomparsa dei vizi corrisponde il recupero delle sembianze umane (Ideo dicitur Yo mutata in vaccam quia corruit in vicia, ideo pristinam formam dicitur recepisse quod emersit a viciis). L'analisi si soffermerà su alcuni casi emblematici di metamorfosi animalesche, mostrando come si possa individuare un collegamento fra la tendenza viziosa dell'animo e la tipologia di animale in cui si trasforma il corpo secondo il racconto mitologico. Nello stesso tempo, si illustrerà la relazione che intercorre fra il commento di Arnolfo e il De Consolatione Philosophiae di Boezio, che propose per primo questo tipo di mutatio moralis, assimilando a un processo di imbestiamento la corruzione dell'animo umano prodotta dal peccato.
Dall’umano al bestiale : la correlazione fra peccato e perdita dell’umanità nelle “Allegoriae super Ovidii Metamorphosin” di Arnolfo d’Orléans
Ottria, Ilaria
2020
Abstract
La ricezione medievale delle Metamorfosi di Ovidio ha sempre suscitato grande interesse fra gli studiosi Nel Medioevo i miti classici erano oggetto di studio nelle scuole e assunsero un significato morale, pertanto a partire dal XII secolo comparsero numerosi commenti allegorici al poema ovidiano; il primo commento in ordine cronologico è costituito dalle Allegoriae super Ovidii Metamorphosin di Arnolfo d'Orléans, composte intorno al 1175. Deriva da qui la celebre definizione di aetas Ovidiana, coniata da Ludwig Traube in riftrimento ai secoli XII-XIII, posteriori a un'aetas Vergiliana (VIII-IX) e a un'aetas Horatiana (X-XI). Nonostante il progredire degli studi, molti aspetti di tali commenti rimangono ancora oggi problematici o inesplorati. Il mio intervento intende focalizzare l'attenzione sulla presenza, nel commento arnolfiano, di un motivo essenziale dell'esegesi allegorica: la trasformazione, determinata dal peccato, dell'uomo in bestia. Nella Vita Ovidii con cui si apre il suo commento, Arnolfo cita l'episodio di Io tramutata in giovenca (cfr. Ov. Met. I 568-750) come esempio di metamorfosi provocata dai vizi; alla scomparsa dei vizi corrisponde il recupero delle sembianze umane (Ideo dicitur Yo mutata in vaccam quia corruit in vicia, ideo pristinam formam dicitur recepisse quod emersit a viciis). L'analisi si soffermerà su alcuni casi emblematici di metamorfosi animalesche, mostrando come si possa individuare un collegamento fra la tendenza viziosa dell'animo e la tipologia di animale in cui si trasforma il corpo secondo il racconto mitologico. Nello stesso tempo, si illustrerà la relazione che intercorre fra il commento di Arnolfo e il De Consolatione Philosophiae di Boezio, che propose per primo questo tipo di mutatio moralis, assimilando a un processo di imbestiamento la corruzione dell'animo umano prodotta dal peccato.File | Dimensione | Formato | |
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