Composte tra V e VI secolo d.C., le Mythologiae del grammaticus Fabio Planciade Fulgenzio costituiscono il punto di partenza della riproposizione in chiave cristiana delle favole antiche e conoscono una straordinaria diffusione nel Medioevo, rappresentando un'indispensabile fonte di erudizione per la diffusione dei miti greci sino alla seconda metà del XIV secolo. Tra i procedimenti tipici dell'opera si riscontrano la derivazione etimologica, l'interpretazione allegorico-morale, la mescolanza stilistica di greco e latino e il frequente ricorso a citazioni dotte (non si dimentichi che le Mythologiae sono una preziosa risorsa anche a livello di tradizione indiretta). Altrettanto degna di nota è la tendenza dell'autore a inserire nelle varie fabulae ampie digressioni erudite, afferenti ai più diversi campi del sapere, dalle arti alle scienze. Attraverso l'analisi degli esempi più significativi, questo contributo si propone di fornire una panoramica di tali excursus e di metterne in luce i motivi topici; innanzitutto il costante riferimento a Orfeo, mitico cantore evocato più volte nell'opera. Nello stesso tempo si cercherà di mostrare come questo modo di procedere si colleghi a due tratti distintivi della letteratura tardoantica e medievale: la vocazione enciclopedica e l'indistinguibilità delle fonti, fatto che rende spesso difficile identificare con certezza l'origine delle citazioni. Adottando la materia mitica e le relative interpretazioni morali come spunto per introdurre digressioni a carattere didascalico. Fulgenzio amplia e modifica ogni racconto mitico; pertanto, tale amplificatio conferma l'elevato grado di flessibilità dei miti classici; che per loro stessa natura si prestano a una moltitudine di usi diversi e diventano elemento essenziale del processo di costruzione letteraria.
Tra mito ed enciclopedismo : digressioni erudite nelle “Mythologiae” di Fulgenzio
Ottria, Ilaria
2021
Abstract
Composte tra V e VI secolo d.C., le Mythologiae del grammaticus Fabio Planciade Fulgenzio costituiscono il punto di partenza della riproposizione in chiave cristiana delle favole antiche e conoscono una straordinaria diffusione nel Medioevo, rappresentando un'indispensabile fonte di erudizione per la diffusione dei miti greci sino alla seconda metà del XIV secolo. Tra i procedimenti tipici dell'opera si riscontrano la derivazione etimologica, l'interpretazione allegorico-morale, la mescolanza stilistica di greco e latino e il frequente ricorso a citazioni dotte (non si dimentichi che le Mythologiae sono una preziosa risorsa anche a livello di tradizione indiretta). Altrettanto degna di nota è la tendenza dell'autore a inserire nelle varie fabulae ampie digressioni erudite, afferenti ai più diversi campi del sapere, dalle arti alle scienze. Attraverso l'analisi degli esempi più significativi, questo contributo si propone di fornire una panoramica di tali excursus e di metterne in luce i motivi topici; innanzitutto il costante riferimento a Orfeo, mitico cantore evocato più volte nell'opera. Nello stesso tempo si cercherà di mostrare come questo modo di procedere si colleghi a due tratti distintivi della letteratura tardoantica e medievale: la vocazione enciclopedica e l'indistinguibilità delle fonti, fatto che rende spesso difficile identificare con certezza l'origine delle citazioni. Adottando la materia mitica e le relative interpretazioni morali come spunto per introdurre digressioni a carattere didascalico. Fulgenzio amplia e modifica ogni racconto mitico; pertanto, tale amplificatio conferma l'elevato grado di flessibilità dei miti classici; che per loro stessa natura si prestano a una moltitudine di usi diversi e diventano elemento essenziale del processo di costruzione letteraria.File | Dimensione | Formato | |
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