Un frammento marmoreo di uno “Spiritello” stante, dotato di una firma apocrifa nel nome di un “Sansovino” ed esposto nel Museo Horne di Firenze quale cosa fiorentina anonima del Quattrocento, viene qui riconosciuto come un pezzo autografo di Mino da Fiesole proveniente dalla tomba del cardinale Niccolò Forteguerri (morto nel 1473) in Santa Cecilia in Trastevere a Roma. Oltreché su basi stilistiche e qualitative, l’agnizione è raggiunta attraverso un disegno secentesco oggi nelle collezioni reali di Windsor Castle, che mostra lo “Spiritello” e il suo compagno, entrambi con l’arme del prelato pistoiese, all’interno del suo monumento romano, smontato durante l’età della Controriforma e rimontato solo a fine Ottocento, ma ormai senza più quelle due figurette stanti e a tutto tondo. Una testa di putto in marmo di mano di Mino già nei Musei pubblici di Berlino, dispersa nel 1945, potrebbe connettersi al corpo acefalo del Museo Horne o a quello del suo gemello. Nell’introduzione al saggio vengono passati in rassegna, ma non pubblicati per immagini, altri marmi sparsi che attendono di essere restituiti a Mino, tra Rovigo (parrocchia di San Pio X), Bisuschio (Varese; Villa Mozzoni Cicogna), Siena (facciata in Via di Camollia nn. 171-173), Vienna (Kunsthistorisches Museum) e Bologna (Museo Civico Medievale).
Un frammento della tomba romana del cardinale Niccolò Forteguerri nel Museo Horne di Firenze, e altre opere sparse di Mino da Fiesole
Caglioti, Francesco
2024
Abstract
Un frammento marmoreo di uno “Spiritello” stante, dotato di una firma apocrifa nel nome di un “Sansovino” ed esposto nel Museo Horne di Firenze quale cosa fiorentina anonima del Quattrocento, viene qui riconosciuto come un pezzo autografo di Mino da Fiesole proveniente dalla tomba del cardinale Niccolò Forteguerri (morto nel 1473) in Santa Cecilia in Trastevere a Roma. Oltreché su basi stilistiche e qualitative, l’agnizione è raggiunta attraverso un disegno secentesco oggi nelle collezioni reali di Windsor Castle, che mostra lo “Spiritello” e il suo compagno, entrambi con l’arme del prelato pistoiese, all’interno del suo monumento romano, smontato durante l’età della Controriforma e rimontato solo a fine Ottocento, ma ormai senza più quelle due figurette stanti e a tutto tondo. Una testa di putto in marmo di mano di Mino già nei Musei pubblici di Berlino, dispersa nel 1945, potrebbe connettersi al corpo acefalo del Museo Horne o a quello del suo gemello. Nell’introduzione al saggio vengono passati in rassegna, ma non pubblicati per immagini, altri marmi sparsi che attendono di essere restituiti a Mino, tra Rovigo (parrocchia di San Pio X), Bisuschio (Varese; Villa Mozzoni Cicogna), Siena (facciata in Via di Camollia nn. 171-173), Vienna (Kunsthistorisches Museum) e Bologna (Museo Civico Medievale).| File | Dimensione | Formato | |
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