Dal 1895 i Musei pubblici di Berlino posseggono una statuetta bronzea di un “David” che fin dalla sua prima apparizione pubblica alla mostra donatelliana del 1887 nel Museo Nazionale di Firenze è stata a lungo salutata come la possibile traduzione metallica di un bozzetto in cera di Donatello per l’analoga statua marmorea di casa Martelli, oggi alla National Gallery of Art di Washington. In alternativa a tale interpretazione, gli studi passati hanno optato a volte per una dipendenza del piccolo “David” bronzeo da quello marmoreo dei Martelli: sempre, tuttavia, con una datazione al Rinascimento. Le prove ulteriori addotte nel 2000 dall’autore di queste pagine a favore della prima soluzione non hanno tuttavia impedito che a partire dal 2009 il “David” di Berlino venisse invece letto da alcuni come un falso del giovane Medardo Rosso (1858-1928), confezionato evidentemente alla vigilia della mostra del 1887. Nel ripercorrere tale vicenda critica, questo saggio mostra in primo luogo che il bronzetto berlinese è oggi il testimone chiave di una potente invenzione del vecchio Donatello, negli anni cinquanta del Quattrocento, per un terzo e ultimo “David” della sua lunga carriera: tradotta nel marmo incompiuto di Desiderio da Settignano poi in casa Martelli, quell’invenzione fu subito importante anche per la decorazione del Tempio Malatestiano di Rimini, e poi cruciale per il giovane Michelangelo (“David” bronzeo spedito in Francia) e ancora per Giovanni Caccini alla fine del Cinquecento (statua del granduca Francesco I nella Tribuna del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze). Nella seconda parte del contributo si segnalano e in parte si trascrivono numerosi documenti inediti dell’Archivio di Stato di Perugia (Sezione di Gubbio) che attestano il possesso del “David” bronzeo da parte della famiglia dei conti della Porta, tra Firenze e Gubbio, al più tardi fin dal 1836. Stando alla corrispondenza epistolare tra il conte Gianmaria e i suoi figli Carlo e Giulio, nel 1837 il bronzetto fu ammirato e disegnato in Palazzo Giugni a Firenze, dove i Della Porta abitavano allora, da Giuseppe Bezzuoli: il foglio “d’après” di questo pittore è in effetti giunto sino a noi (in mani private), e lo si riproduce in chiusura del saggio. A quel tempo, i proprietarî ventilarono anche la possibilità di vendere il bronzetto al quarantenne Adolphe Thiers, ormai lanciato sia nella sua fortunatissima carriera di scrittore e uomo di governo che in quella di collezionista compulsivo: ma la transazione rimase lettera morta, portando il bronzetto a uscire allo scoperto solo nel 1887.
Donatello e Desiderio da Settignano : il David di casa Martelli oggi a Washington e quello di casa Della Porta oggi a Berlino
Caglioti, Francesco
2025
Abstract
Dal 1895 i Musei pubblici di Berlino posseggono una statuetta bronzea di un “David” che fin dalla sua prima apparizione pubblica alla mostra donatelliana del 1887 nel Museo Nazionale di Firenze è stata a lungo salutata come la possibile traduzione metallica di un bozzetto in cera di Donatello per l’analoga statua marmorea di casa Martelli, oggi alla National Gallery of Art di Washington. In alternativa a tale interpretazione, gli studi passati hanno optato a volte per una dipendenza del piccolo “David” bronzeo da quello marmoreo dei Martelli: sempre, tuttavia, con una datazione al Rinascimento. Le prove ulteriori addotte nel 2000 dall’autore di queste pagine a favore della prima soluzione non hanno tuttavia impedito che a partire dal 2009 il “David” di Berlino venisse invece letto da alcuni come un falso del giovane Medardo Rosso (1858-1928), confezionato evidentemente alla vigilia della mostra del 1887. Nel ripercorrere tale vicenda critica, questo saggio mostra in primo luogo che il bronzetto berlinese è oggi il testimone chiave di una potente invenzione del vecchio Donatello, negli anni cinquanta del Quattrocento, per un terzo e ultimo “David” della sua lunga carriera: tradotta nel marmo incompiuto di Desiderio da Settignano poi in casa Martelli, quell’invenzione fu subito importante anche per la decorazione del Tempio Malatestiano di Rimini, e poi cruciale per il giovane Michelangelo (“David” bronzeo spedito in Francia) e ancora per Giovanni Caccini alla fine del Cinquecento (statua del granduca Francesco I nella Tribuna del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze). Nella seconda parte del contributo si segnalano e in parte si trascrivono numerosi documenti inediti dell’Archivio di Stato di Perugia (Sezione di Gubbio) che attestano il possesso del “David” bronzeo da parte della famiglia dei conti della Porta, tra Firenze e Gubbio, al più tardi fin dal 1836. Stando alla corrispondenza epistolare tra il conte Gianmaria e i suoi figli Carlo e Giulio, nel 1837 il bronzetto fu ammirato e disegnato in Palazzo Giugni a Firenze, dove i Della Porta abitavano allora, da Giuseppe Bezzuoli: il foglio “d’après” di questo pittore è in effetti giunto sino a noi (in mani private), e lo si riproduce in chiusura del saggio. A quel tempo, i proprietarî ventilarono anche la possibilità di vendere il bronzetto al quarantenne Adolphe Thiers, ormai lanciato sia nella sua fortunatissima carriera di scrittore e uomo di governo che in quella di collezionista compulsivo: ma la transazione rimase lettera morta, portando il bronzetto a uscire allo scoperto solo nel 1887.| File | Dimensione | Formato | |
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