A partire dal saggio di Roger Caillois, “Esthétique généralisée”, si cerca di delineare i tratti fondamentali di un’estetica naturalistica che riesca a pensare la continuità di arte e natura. Una volta individuato nell’uso ambiguo da parte di Caillois delle nozioni di “forma” e “intenzione” il momento aporetico che inficia ogni possibile naturalizzazione dell’estetica, l’analisi si estende ad una definizione del progetto di un’estetica naturalistica in opposizione ad una estetizzazione della natura. Con l’elaborazione della nozione di “campo morfogenetico” e in considerazione della complessità di alcune produzioni animali, l’arte viene a definirsi più generalmente come una pratica tecnica intenzionata all’attivarsi di un’attenzione estetica.
Roger Caillois e il biancospino di Proust
Lorenzo Bartalesi
2006
Abstract
A partire dal saggio di Roger Caillois, “Esthétique généralisée”, si cerca di delineare i tratti fondamentali di un’estetica naturalistica che riesca a pensare la continuità di arte e natura. Una volta individuato nell’uso ambiguo da parte di Caillois delle nozioni di “forma” e “intenzione” il momento aporetico che inficia ogni possibile naturalizzazione dell’estetica, l’analisi si estende ad una definizione del progetto di un’estetica naturalistica in opposizione ad una estetizzazione della natura. Con l’elaborazione della nozione di “campo morfogenetico” e in considerazione della complessità di alcune produzioni animali, l’arte viene a definirsi più generalmente come una pratica tecnica intenzionata all’attivarsi di un’attenzione estetica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.