Le Meditationes vite Christi, composte da un francescano nell’Italia di inizio Trecento, rivoluzionarono gli orizzonti della spiritualità tardomedievale, promuovendo un maggiore coinvolgimento emotivo dei lettori nella narrazione evangelica e influenzando il rinnovamento delle arti figurative nella prima metà del secolo. La fortuna dell’opera si riflette anche nelle sue traduzioni in numerose lingue europee. Al centro dei miei studi è la redazione volgare testimoniata dal manoscritto Ital. 115 della Bibliothèque Nationale de France, trascritto nel quarto decennio del Trecento; a più riprese proposta come versione originale dell’opera, essa ne è in realtà una fedelissima traduzione: lo studio linguistico permette di concludere che fu compiuta a Pisa nei primi decenni del secolo, nello stesso contesto, caratterizzato da particolare attenzione dei religiosi al pubblico volgare, in cui si situa l’opera di Domenico Cavalca e di Giordano da Pisa. Il codice è arricchito da una serie di illustrazioni, che costituiscono un’autentica traduzione dell’opera in immagini: parte integrante del percorso meditativo è infatti il ricorso a «ymaginattive representatione», ben presto trasformate in raffigurazioni concrete. L’identificazione di ulteriori testimoni del volgarizzamento consente di seguirne le vicende per oltre un secolo.

Le Meditationes vite Christi in volgare. Storia di una traduzione fra testo e immagini nell’autunno del Medioevo

ROSSI, FEDERICO
2015

Abstract

Le Meditationes vite Christi, composte da un francescano nell’Italia di inizio Trecento, rivoluzionarono gli orizzonti della spiritualità tardomedievale, promuovendo un maggiore coinvolgimento emotivo dei lettori nella narrazione evangelica e influenzando il rinnovamento delle arti figurative nella prima metà del secolo. La fortuna dell’opera si riflette anche nelle sue traduzioni in numerose lingue europee. Al centro dei miei studi è la redazione volgare testimoniata dal manoscritto Ital. 115 della Bibliothèque Nationale de France, trascritto nel quarto decennio del Trecento; a più riprese proposta come versione originale dell’opera, essa ne è in realtà una fedelissima traduzione: lo studio linguistico permette di concludere che fu compiuta a Pisa nei primi decenni del secolo, nello stesso contesto, caratterizzato da particolare attenzione dei religiosi al pubblico volgare, in cui si situa l’opera di Domenico Cavalca e di Giordano da Pisa. Il codice è arricchito da una serie di illustrazioni, che costituiscono un’autentica traduzione dell’opera in immagini: parte integrante del percorso meditativo è infatti il ricorso a «ymaginattive representatione», ben presto trasformate in raffigurazioni concrete. L’identificazione di ulteriori testimoni del volgarizzamento consente di seguirne le vicende per oltre un secolo.
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