Fra le storiche “scuole grandi” di Venezia, quella di San Marco è sempre stata la più cospicua. Nel Rinascimento essa fu anche, non a caso, l’unica a dotarsi di una pala d’altare in marmo, anziché semplicemente dipinta su tavola o su tela, così come fu invece per tutte le altre “scuole”. La pala di San Marco, commissionata nel 1498 allo scultore Giovanni Dalmata, rimase tuttavia incompiuta due anni dopo, quand’era ormai quasi pronta, poiché i suoi esiti delusero i committenti. Gli studi moderni hanno sempre creduto che essa fosse andata anche perduta, ma Francesco Caglioti l’ha ritrovata quattro anni fa lungo la riviera veronese del Lago di Garda, dove i suoi tre pannelli maggiori sono stati riallestiti sulla metà del Cinquecento all’interno di un giardino privato. La presentazione odierna mira a far conoscere non solo queste sculture sacre e le ragioni del loro primo insuccesso, ma anche le circostanze e i modi del loro fortunato riallestimento profano, così perfettamente congeniale alla nuova sede, da aver ingannato finora tutti i visitatori e gli studiosi che su quel giardino hanno meditato e scritto nel corso dei secoli.
Venezia e l’antico sul Lago di Garda: i marmi della Scuola Grande di San Marco
Francesco Caglioti
2013
Abstract
Fra le storiche “scuole grandi” di Venezia, quella di San Marco è sempre stata la più cospicua. Nel Rinascimento essa fu anche, non a caso, l’unica a dotarsi di una pala d’altare in marmo, anziché semplicemente dipinta su tavola o su tela, così come fu invece per tutte le altre “scuole”. La pala di San Marco, commissionata nel 1498 allo scultore Giovanni Dalmata, rimase tuttavia incompiuta due anni dopo, quand’era ormai quasi pronta, poiché i suoi esiti delusero i committenti. Gli studi moderni hanno sempre creduto che essa fosse andata anche perduta, ma Francesco Caglioti l’ha ritrovata quattro anni fa lungo la riviera veronese del Lago di Garda, dove i suoi tre pannelli maggiori sono stati riallestiti sulla metà del Cinquecento all’interno di un giardino privato. La presentazione odierna mira a far conoscere non solo queste sculture sacre e le ragioni del loro primo insuccesso, ma anche le circostanze e i modi del loro fortunato riallestimento profano, così perfettamente congeniale alla nuova sede, da aver ingannato finora tutti i visitatori e gli studiosi che su quel giardino hanno meditato e scritto nel corso dei secoli.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.