Bertoldo’s Place between Donatello and Michelangelo

This essay reinterprets the singular figure of Bertoldo di Giovanni in his uncomfortable position as a pupil of the greatest sculptor of the fifteenth century – that is to say Donatello – and as a teacher of the greatest sculptor of the sixteenth century – that is to say Michelangelo –, with the aim of extracting from his life story his positive contributions towards the history of Italian art in the early modern age. Bertoldo emerges not so much as a skilled teacher in the technical use of marble and bronze, for which Michelangelo turned to other teachers (Benedetto da Maiano in the first place), but as a fruitful ‘iconographer’, capable of guiding the young student towards a poignantly original and innovative interpretation of the ancient repertoire and of Donatellian models. The essay, furthermore, in retracing Bertoldo’s training, demonstrates through unprecedented stylistic comparisons the need to allow the young assistant in Donatello’s workshop to participate directly in the creation of the famous series of the eight antique-style “tondi” that adorn the courtyard of Palazzo Medici (later Riccardi) in Florence, key works of the Florentine Renaissance, up to now as much studied as misunderstood.

Questo saggio rilegge la figura singolare di Bertoldo di Giovanni nella sua scomoda posizione di scolaro del più grande scultore del Quattrocento – ovvero Donatello – e di maestro del più grande scultore del Cinquecento – ovvero Michelangelo –, con l’intento di estrarre dalla sua vicenda quanto di positivo egli ha saputo dare alla storia dell’arte italiana nella prima Età moderna. Bertoldo emerge non tanto come abile didatta nell’esercizio tecnico del marmo e del bronzo, per i quali Michelangelo seppe rivolgersi a ben altri insegnanti (Benedetto da Maiano in primo luogo), ma come fecondo ‘iconografo’, capace di instradare il giovane allievo verso una declinazione patetica originale e innovativa del repertorio antico e dei modelli donatelliani. Il saggio, inoltre, nel ripercorrere la formazione di Bertoldo, dimostra attraverso confronti stilistici inediti la necessità di restituire al giovane assistente nella bottega di Donatello la partecipazione diretta alla serie celeberrima degli otto tondi all’antica che ornano il cortile di Palazzo Medici poi Riccardi a Firenze, opere chiave del Rinascimento fiorentino, finora tanto studiate quanto fraintese.