L’analisi che si presenta ha come obiettivo primario quello di mettere in relazione elementi solo apparentemente differenti come la “realtà statutaria” che riguarda i feudi considerati, l’articolazione insediativa e quella giurisdizionale, la definizione dei diritti di proprietà e possesso e le pratiche di utilizzo delle risorse e di proporne una lettura organica e integrata, in grado di fornire un apporto originale allo stato delle conoscenze attuali. Il primo capitolo contiene un esame degli statuti relativi all'area geografica considerata. Alla definizione di questo particolare corpus di documenti, segue una sintetica rassegna critica sulle interpretazioni che ne sono state date dalla metà dell'Ottocento ad oggi, con particolare riferimento al loro utilizzo come fonte per studiare i diritti collettivi. Dopo un inquadramento generale sulla realtà statutaria ligure, è presentata un'analisi degli statuti dei feudi imperiali d'Oltregiogo volta ad approfondire in particolare il tema dello sfruttamento delle risorse. Come si evince dalla comparazione dei testi, emerge una certa originalità in relazione alle norme poste a tutela dei beni campestri, che si rivelano, in effetti, quelle che presentano maggiori elementi specifici delle singole realtà locali; tuttavia si può affermare che esista una certa somiglianza fra i documenti analizzati, dovuta con ogni probabilità anche al fatto che nei feudi considerati si praticava prevalentemente un'agricoltura di sussistenza dai caratteri fortemente simili, e che tutti sorgevano in importanti zone di transito e di commercio assai prossime a Genova. Da un punto di vista di “politica legislativa”, emerge nel Settecento la volontà dei feudatari di raccogliere le norme esistenti nei propri dominii feudali entro un unico testo con l'obiettivo precipuo di uniformare e riformare le redazioni statutarie preesistenti. Il diritto diventa in questo modo anche uno dei principali mezzi attraverso cui i Signori tentano nel corso del Settecento di omogeneizzare il territorio dei propri feudi: il riferimento è – oltre agli statuti veri e propri - anche a una serie di interventi “legislativi” volti a disciplinare le forme del possesso fra cui, in particolare, quelle redazioni scritte delle “Consuetudini enfiteutico feudali” cui si è già fatto cenno che si registrano contemporaneamente in quasi tutte le realtà analizzate. Sembra, infatti, che attraverso l'operazione di raccogliere e far circolare questi documenti, i feudatari intendessero aumentare il controllo reale sui beni immobili: si tratta di testi che vanno letti anche in relazione agli abusi che si susseguivano da anni, ad esempio riguardo beni irregolarmente ceduti a sudditi di altre giurisdizioni, e che vanno messi in relazione con la volontà di rendere più efficiente la gestione economico-fiscale dei feudi61. Il fatto che la produzione legislativa in questa area geografica subisca un certo incremento dopo le paci di Utrecht e Rastadt può non essere casuale: la riaffermazione del potere imperiale in Italia al termine della guerra di successione spagnola coincide, infatti, con una fase durante la quale l'Impero, anche attraverso la Plenipotenza (suo organo rappresentativo con un nuovo ruolo nella penisola), cerca di limitare i privilegi dei feudatari: la vivacità di tale produzione in questo periodo può a ragione essere reputata una strategia mirata dei feudatari che, sentendosi violati nei loro antichi diritti, intendono difendersi. Il secondo capitolo[...]
Diritti collettivi e diritti di giurisdizione: l'utilizzo delle risorse nei feudi imperiali liguri fra antico regime e restaurazione, con particolare riferimento ai feudi Spinola / Rocca, Maria; relatore: Benigno, Francesco; Scuola Normale Superiore, 2019.
Diritti collettivi e diritti di giurisdizione: l'utilizzo delle risorse nei feudi imperiali liguri fra antico regime e restaurazione, con particolare riferimento ai feudi Spinola
Rocca, Maria
2019
Abstract
L’analisi che si presenta ha come obiettivo primario quello di mettere in relazione elementi solo apparentemente differenti come la “realtà statutaria” che riguarda i feudi considerati, l’articolazione insediativa e quella giurisdizionale, la definizione dei diritti di proprietà e possesso e le pratiche di utilizzo delle risorse e di proporne una lettura organica e integrata, in grado di fornire un apporto originale allo stato delle conoscenze attuali. Il primo capitolo contiene un esame degli statuti relativi all'area geografica considerata. Alla definizione di questo particolare corpus di documenti, segue una sintetica rassegna critica sulle interpretazioni che ne sono state date dalla metà dell'Ottocento ad oggi, con particolare riferimento al loro utilizzo come fonte per studiare i diritti collettivi. Dopo un inquadramento generale sulla realtà statutaria ligure, è presentata un'analisi degli statuti dei feudi imperiali d'Oltregiogo volta ad approfondire in particolare il tema dello sfruttamento delle risorse. Come si evince dalla comparazione dei testi, emerge una certa originalità in relazione alle norme poste a tutela dei beni campestri, che si rivelano, in effetti, quelle che presentano maggiori elementi specifici delle singole realtà locali; tuttavia si può affermare che esista una certa somiglianza fra i documenti analizzati, dovuta con ogni probabilità anche al fatto che nei feudi considerati si praticava prevalentemente un'agricoltura di sussistenza dai caratteri fortemente simili, e che tutti sorgevano in importanti zone di transito e di commercio assai prossime a Genova. Da un punto di vista di “politica legislativa”, emerge nel Settecento la volontà dei feudatari di raccogliere le norme esistenti nei propri dominii feudali entro un unico testo con l'obiettivo precipuo di uniformare e riformare le redazioni statutarie preesistenti. Il diritto diventa in questo modo anche uno dei principali mezzi attraverso cui i Signori tentano nel corso del Settecento di omogeneizzare il territorio dei propri feudi: il riferimento è – oltre agli statuti veri e propri - anche a una serie di interventi “legislativi” volti a disciplinare le forme del possesso fra cui, in particolare, quelle redazioni scritte delle “Consuetudini enfiteutico feudali” cui si è già fatto cenno che si registrano contemporaneamente in quasi tutte le realtà analizzate. Sembra, infatti, che attraverso l'operazione di raccogliere e far circolare questi documenti, i feudatari intendessero aumentare il controllo reale sui beni immobili: si tratta di testi che vanno letti anche in relazione agli abusi che si susseguivano da anni, ad esempio riguardo beni irregolarmente ceduti a sudditi di altre giurisdizioni, e che vanno messi in relazione con la volontà di rendere più efficiente la gestione economico-fiscale dei feudi61. Il fatto che la produzione legislativa in questa area geografica subisca un certo incremento dopo le paci di Utrecht e Rastadt può non essere casuale: la riaffermazione del potere imperiale in Italia al termine della guerra di successione spagnola coincide, infatti, con una fase durante la quale l'Impero, anche attraverso la Plenipotenza (suo organo rappresentativo con un nuovo ruolo nella penisola), cerca di limitare i privilegi dei feudatari: la vivacità di tale produzione in questo periodo può a ragione essere reputata una strategia mirata dei feudatari che, sentendosi violati nei loro antichi diritti, intendono difendersi. Il secondo capitolo[...]File | Dimensione | Formato | |
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