Sommario:L’obiettivo di questo lavoro è quello di descrivere l’impatto che provoca sul parlato la presenza di un palato artificiale. Saranno considerate tre prospettive diverse: articolatoria, acustica e percettiva. Ciò che si vuole individuare è la presenza di un tempo minimo di adattamento al palato, necessario a produrre speech normale e di conseguenza realizzare un protocollo per la preparazione dei parlanti alle sessioni di registrazioni elettropalatografiche. Nelle varie ricerche che utilizzano l’elettropalatografo (EPG) come strumento di indagine, il tempo indicato come “adattamento” al palato artificiale varia sensibilmente da ricercatore a ricercatore; si possono leggere indicazioni ad indossare il palato per non più di 20 minuti, fino a vere prescrizioni di preparazioni lunghe anche 3 giorni prima di ogni registrazione. La nostra analisi si incentra su un unico parlante, che ha effettuato 10 ripetizioni di nonparole del tipo VCV, dove V è sempre la vocale /a/ e C varia fra occlusive alveolari /t d/, occlusive velari /k g/, laterale /l/ e fricativa alveolare /s/. In questo lavoro si è scelto di concentrare l’attenzione sulle sole due consonanti alveolari /t/ e /s/ e ci riserviamo per uno studio più approfondito l’analisi completa delle altre consonanti. Sono state fatte sessioni di registrazione a 8 intervalli temporali e nel periodo che precede ogni sessione di raccolta dati, il parlante viene fatto dialogare in modo da consentire un maggiore adattamento al palato stesso. Da questo studio sembra emergere che l’adattamento al palato è un fenomeno altamente correlato alla specifica consonante e/o alla specifica prospettiva di analisi, ovvero non è possibile determinare un unico tempo di adattamento indipendentemente dalla consonante investigata ed indipendentemente dal punto di vista da cui parte l’analisi. Da questi primi risultati appare una sostanziale differenza fra le dinamiche relative all’analisi articolatoria e quelle relative all’analisi acustica. In particolare dal punto di vista articolatorio già a tempi brevi dall’inserimento del palato si ha un buon livello di adattamento, mentre per la prospettiva acustica si hanno grandi difficoltà a determinare un protocollo attendibile anche per tempi considerevolmente lunghi.

Tempi di adattamento in elettropalatografia: primi dati articolatori, acustici e percettivi

Ricci, Irene;Bertini, Chiara
2007

Abstract

Sommario:L’obiettivo di questo lavoro è quello di descrivere l’impatto che provoca sul parlato la presenza di un palato artificiale. Saranno considerate tre prospettive diverse: articolatoria, acustica e percettiva. Ciò che si vuole individuare è la presenza di un tempo minimo di adattamento al palato, necessario a produrre speech normale e di conseguenza realizzare un protocollo per la preparazione dei parlanti alle sessioni di registrazioni elettropalatografiche. Nelle varie ricerche che utilizzano l’elettropalatografo (EPG) come strumento di indagine, il tempo indicato come “adattamento” al palato artificiale varia sensibilmente da ricercatore a ricercatore; si possono leggere indicazioni ad indossare il palato per non più di 20 minuti, fino a vere prescrizioni di preparazioni lunghe anche 3 giorni prima di ogni registrazione. La nostra analisi si incentra su un unico parlante, che ha effettuato 10 ripetizioni di nonparole del tipo VCV, dove V è sempre la vocale /a/ e C varia fra occlusive alveolari /t d/, occlusive velari /k g/, laterale /l/ e fricativa alveolare /s/. In questo lavoro si è scelto di concentrare l’attenzione sulle sole due consonanti alveolari /t/ e /s/ e ci riserviamo per uno studio più approfondito l’analisi completa delle altre consonanti. Sono state fatte sessioni di registrazione a 8 intervalli temporali e nel periodo che precede ogni sessione di raccolta dati, il parlante viene fatto dialogare in modo da consentire un maggiore adattamento al palato stesso. Da questo studio sembra emergere che l’adattamento al palato è un fenomeno altamente correlato alla specifica consonante e/o alla specifica prospettiva di analisi, ovvero non è possibile determinare un unico tempo di adattamento indipendentemente dalla consonante investigata ed indipendentemente dal punto di vista da cui parte l’analisi. Da questi primi risultati appare una sostanziale differenza fra le dinamiche relative all’analisi articolatoria e quelle relative all’analisi acustica. In particolare dal punto di vista articolatorio già a tempi brevi dall’inserimento del palato si ha un buon livello di adattamento, mentre per la prospettiva acustica si hanno grandi difficoltà a determinare un protocollo attendibile anche per tempi considerevolmente lunghi.
2007
Scuola Normale Superiore. Laboratorio di Linguistica
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