A partire dal primo Cinquecento fino ad Illuminismo inoltrato Francesco Petrarca è riconosciuto nei principali testi di ars memoriae come un assiduo frequentatore e un importante teorico delle pratiche mnemoniche. Le ragioni che hanno portato al definirsi di tale fama possono essere legate ai modi e ai caratteri di questa particolare ricezione umanistico-rinascimentale dell’opera petrarchesca (quale Petrarca veniva letto dagli scrittori che lo giudicano un maestro di arte della memoria? come venivano lette le sue opere? e in quale contesto culturale?). Eppure, come ci hanno mostrato le brevi ricognizioni del problema compiute da Frances Yates e Paolo Rossi, la questione è più complessa di quanto possa sembrare, soprattutto se a un’indagine sui caratteri di tale lettura cinquecentesca del Petrarca si affianca un più puntuale e approfondito esame del corpus petrarchesco volto a fare emergere espliciti riferimenti a tematiche proprie dell’arte della memoria e implicite applicazioni dei meccanismi compositivi propri dell’ars, nonché l’operativa presenza in esso di un vero e proprio lessico della memoria. A fianco di questi riscontri testuali sarà poi necessario valutare l’influenza esercitata su Petrarca da testi fondamentali per la cultura della memoria e da autori che hanno riservato al tema della memoria un ruolo determinante all’interno della propria riflessione filosofica. Il presente intervento si soffermerà proprio sullo “scaffale mnemonico” della biblioteca del Petrarca e soprattutto sulle annotazioni che Petrarca pose in margine a opere più o meno appartenenti a una letteratura dell’arte della memoria: sulla scorta delle tracce dell’attenzione di Petrarca per temi, miti e dinamiche dell’arte e della cultura della memoria, si cercherà quindi di evidenziare a livello tematico, lessicale, e strutturale la presenza di questi temi, di questi miti e di queste dinamiche all’interno della sua opera
Pro-memoria petrarchesco
TORRE, ANDREA
2004
Abstract
A partire dal primo Cinquecento fino ad Illuminismo inoltrato Francesco Petrarca è riconosciuto nei principali testi di ars memoriae come un assiduo frequentatore e un importante teorico delle pratiche mnemoniche. Le ragioni che hanno portato al definirsi di tale fama possono essere legate ai modi e ai caratteri di questa particolare ricezione umanistico-rinascimentale dell’opera petrarchesca (quale Petrarca veniva letto dagli scrittori che lo giudicano un maestro di arte della memoria? come venivano lette le sue opere? e in quale contesto culturale?). Eppure, come ci hanno mostrato le brevi ricognizioni del problema compiute da Frances Yates e Paolo Rossi, la questione è più complessa di quanto possa sembrare, soprattutto se a un’indagine sui caratteri di tale lettura cinquecentesca del Petrarca si affianca un più puntuale e approfondito esame del corpus petrarchesco volto a fare emergere espliciti riferimenti a tematiche proprie dell’arte della memoria e implicite applicazioni dei meccanismi compositivi propri dell’ars, nonché l’operativa presenza in esso di un vero e proprio lessico della memoria. A fianco di questi riscontri testuali sarà poi necessario valutare l’influenza esercitata su Petrarca da testi fondamentali per la cultura della memoria e da autori che hanno riservato al tema della memoria un ruolo determinante all’interno della propria riflessione filosofica. Il presente intervento si soffermerà proprio sullo “scaffale mnemonico” della biblioteca del Petrarca e soprattutto sulle annotazioni che Petrarca pose in margine a opere più o meno appartenenti a una letteratura dell’arte della memoria: sulla scorta delle tracce dell’attenzione di Petrarca per temi, miti e dinamiche dell’arte e della cultura della memoria, si cercherà quindi di evidenziare a livello tematico, lessicale, e strutturale la presenza di questi temi, di questi miti e di queste dinamiche all’interno della sua operaFile | Dimensione | Formato | |
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