Per la prima volta nella storia degli studi sulla scultura del Rinascimento, questo lungo saggio affronta monograficamente un genere figurativo assai caratteristico e diffuso di quel periodo: i rilievi in marmo o in pietra con teste e mezzi busti in profilo di imperatori, eroi ed eroine del mondo classico. Le molte opere inedite presentate qui dall’autore sono esemplificative non solo dei processi originari di committenza e di realizzazione in quest’ambito, ma anche delle vicende di fortuna materiale e critica che hanno permesso la sopravvivenza di alcuni esemplari fino ad oggi. I rilievi inediti, scovati nelle collezioni private e soprattutto pubbliche più diverse, appartengono a Desiderio da Settignano, a Mino da Fiesole e a Gregorio di Lorenzo, e permettono di individuare nella Firenze del terzo quarto del Quattrocento il centro dell’invenzione e della più intensa produzione di tale genere. Napoli e Ferrara, con le loro corti principesche alleate, si rivelano invece i luoghi principali di commissione e ricezione di tali oggetti. Su Gregorio di Lorenzo vengono prodotti in appendice numerosi documenti che ne provano al di là di ogni dubbio la sua identificazione con il celebre anonimo detto il “Maestro delle Madonne di marmo”, identificazione proposta dagli studi italiani degli ultimi anni a partire da un primo suggerimento di chi scrive (2000). L’attuale presenza di quasi tutti i rilievi qui recuperati all’interno di raccolte archeologiche antiche, pubbliche e private (il Vaticano, le ville medicee di Firenze, Palazzo Chigi-Zondadari a Siena, Palazzo Antinori-Aldobrandini di Brindisi e Palazzo Peruzzi in Borgo de’ Greci a Firenze, la Reggia spagnola della Granja de San Ildefonso etc.), attesta ampiamente che dopo la svolta della Maniera Moderna, e poi per tutto il Cinque, il Sei e il Settecento, questo filone “antiquario” del primo Rinascimento fu frainteso da amatori, eruditi e collezionisti come genere antico senz’altro. La moderna storiografia archeologica, trovandosi spesso a catalogare simili pezzi insieme a quelli genuini del proprio campo, li riconosce ed espunge come pseudo-antichi, senza tuttavia saperne definire tempi e luoghi di provenienza: compito che spetterà d’ora in poi allo storico dell’arte.
Fifteenth-Century Reliefs of Ancient Emperors and Empresses in Florence: Production and Collecting
CAGLIOTI, FRANCESCO
2008
Abstract
Per la prima volta nella storia degli studi sulla scultura del Rinascimento, questo lungo saggio affronta monograficamente un genere figurativo assai caratteristico e diffuso di quel periodo: i rilievi in marmo o in pietra con teste e mezzi busti in profilo di imperatori, eroi ed eroine del mondo classico. Le molte opere inedite presentate qui dall’autore sono esemplificative non solo dei processi originari di committenza e di realizzazione in quest’ambito, ma anche delle vicende di fortuna materiale e critica che hanno permesso la sopravvivenza di alcuni esemplari fino ad oggi. I rilievi inediti, scovati nelle collezioni private e soprattutto pubbliche più diverse, appartengono a Desiderio da Settignano, a Mino da Fiesole e a Gregorio di Lorenzo, e permettono di individuare nella Firenze del terzo quarto del Quattrocento il centro dell’invenzione e della più intensa produzione di tale genere. Napoli e Ferrara, con le loro corti principesche alleate, si rivelano invece i luoghi principali di commissione e ricezione di tali oggetti. Su Gregorio di Lorenzo vengono prodotti in appendice numerosi documenti che ne provano al di là di ogni dubbio la sua identificazione con il celebre anonimo detto il “Maestro delle Madonne di marmo”, identificazione proposta dagli studi italiani degli ultimi anni a partire da un primo suggerimento di chi scrive (2000). L’attuale presenza di quasi tutti i rilievi qui recuperati all’interno di raccolte archeologiche antiche, pubbliche e private (il Vaticano, le ville medicee di Firenze, Palazzo Chigi-Zondadari a Siena, Palazzo Antinori-Aldobrandini di Brindisi e Palazzo Peruzzi in Borgo de’ Greci a Firenze, la Reggia spagnola della Granja de San Ildefonso etc.), attesta ampiamente che dopo la svolta della Maniera Moderna, e poi per tutto il Cinque, il Sei e il Settecento, questo filone “antiquario” del primo Rinascimento fu frainteso da amatori, eruditi e collezionisti come genere antico senz’altro. La moderna storiografia archeologica, trovandosi spesso a catalogare simili pezzi insieme a quelli genuini del proprio campo, li riconosce ed espunge come pseudo-antichi, senza tuttavia saperne definire tempi e luoghi di provenienza: compito che spetterà d’ora in poi allo storico dell’arte.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.