Si pubblica qui per la prima volta un’opera scultorea capitale del Rinascimento italiano: il Crocifisso ligneo monumentale di Donatello per la chiesa dei Servi di Padova, rimasto del tutto ignoto alla storiografia artistica nel corso dei secoli a causa di un miracolo che esso avrebbe compiuto nel 1512, e che ha consegnato la sua immagine all’attenzione esclusiva dei fedeli e del clero locale, fino a tutt’oggi. Il lungo articolo (pubblicato accanto a uno, distinto, di Marco Ruffini, che ritrova un’attribuzione donatelliana dell’opera in un esemplare a stampa delle “Vite” vasariane del 1550 postillato intorno al 1563 da un anonimo padovano) esibisce le preziose testimonianze protosecentesche inedite del padre servita Arcangelo Giani, annalista principale del suo ordine, sul conto dell’autografia donatelliana del Crocifisso, e procede poi a un’ampia disamina tecnica, iconografica, stilistica e qualitativa del manufatto, confrontandolo con vari altri Crocifissi padovani coevi e con altre opere di Donatello (soprattutto in legno), per arrivare a stabilire una piena autografia e una datazione sul 1440-45. Seguono documenti e commenti sulla collocazione originaria dell’opera (il tramezzo poi scomparso della chiesa servita padovana) e sulla sua committenza. La ricomparsa di questo 'inedito' importantissimo permette di rimettere ordine nel catalogo ligneo di Donatello, espungendone per sempre il “San Girolamo” di Faenza (opera di Bertoldo di Giovanni) e il Crocifisso del Bosco ai Frati (opera di un donatelliano tardo, tra Desiderio da Settignano e il medesimo Bertoldo). Un altro prodotto collaterale della ricerca pubblicata in queste pagine è la scoperta che il perizoma del Crocifisso bronzeo di Donatello al Santo, creduto posticcio e secentesco da tutti gli studi moderni, è autografo, ed è all’origine di una gloriosa tradizione, che passa poi per Michelangelo, di Crocifissi quasi ‘discinti’.
Il 'Crocifisso' ligneo di Donatello per i Servi di Padova
CAGLIOTI, FRANCESCO
2008
Abstract
Si pubblica qui per la prima volta un’opera scultorea capitale del Rinascimento italiano: il Crocifisso ligneo monumentale di Donatello per la chiesa dei Servi di Padova, rimasto del tutto ignoto alla storiografia artistica nel corso dei secoli a causa di un miracolo che esso avrebbe compiuto nel 1512, e che ha consegnato la sua immagine all’attenzione esclusiva dei fedeli e del clero locale, fino a tutt’oggi. Il lungo articolo (pubblicato accanto a uno, distinto, di Marco Ruffini, che ritrova un’attribuzione donatelliana dell’opera in un esemplare a stampa delle “Vite” vasariane del 1550 postillato intorno al 1563 da un anonimo padovano) esibisce le preziose testimonianze protosecentesche inedite del padre servita Arcangelo Giani, annalista principale del suo ordine, sul conto dell’autografia donatelliana del Crocifisso, e procede poi a un’ampia disamina tecnica, iconografica, stilistica e qualitativa del manufatto, confrontandolo con vari altri Crocifissi padovani coevi e con altre opere di Donatello (soprattutto in legno), per arrivare a stabilire una piena autografia e una datazione sul 1440-45. Seguono documenti e commenti sulla collocazione originaria dell’opera (il tramezzo poi scomparso della chiesa servita padovana) e sulla sua committenza. La ricomparsa di questo 'inedito' importantissimo permette di rimettere ordine nel catalogo ligneo di Donatello, espungendone per sempre il “San Girolamo” di Faenza (opera di Bertoldo di Giovanni) e il Crocifisso del Bosco ai Frati (opera di un donatelliano tardo, tra Desiderio da Settignano e il medesimo Bertoldo). Un altro prodotto collaterale della ricerca pubblicata in queste pagine è la scoperta che il perizoma del Crocifisso bronzeo di Donatello al Santo, creduto posticcio e secentesco da tutti gli studi moderni, è autografo, ed è all’origine di una gloriosa tradizione, che passa poi per Michelangelo, di Crocifissi quasi ‘discinti’.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.