Il Decamerone spirituale di Francesco Dionigi da Fano (1594) costituisce una singolare esperienza di ricezione produttiva del capolavoro di Boccaccio nel Cinquecento. Il saggio intende indagare la dialettica tra conservazione, sostituzione e risignificazione del lessico e dei contenuti originari attraverso un esame a campione degli aspetti strutturali e stilistici delle due narrazioni poste a confronto: alla boccacciana poesia dopo la peste viene infatti a sostituirsi il catechismo in tempo di carestia dello scrittore fanese, all’allegra e promiscua brigata boccacciana subentra un gruppo di dieci predicatori, la Firenze trecentesca lascia il posto alla Fano di fine Cinquecento, e le cento novelle a cento ragionamenti morali. Si cercherà così di analizzare l’operazione di decostruzione semantica e riconfigurazione ideologica dell’ipotesto, che interessa soprattutto questioni ideologicamente cruciali quali lo statuto finzionale della comunicazione letteraria, la rappresentabilità dell’istanza erotica, e le strategie parenetiche della cultura della penitenza.
Titolo: | Il silenzio di Boccaccio. Note su una controparodia di fine Cinquecento |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 2014 |
Rivista: | |
Parole Chiave: | Boccaccio, Decameron, Parodia, Predicazione |
Handle: | http://hdl.handle.net/11384/59256 |
Appare nelle tipologie: | 1.1 Articolo in rivista |